Sono qualche giorno in Argentina per supportare un gruppo di amici che domenica si schiererà sulla starting line di Ironman South American Championship a Mar Del Plata. Ne approfitto per sentire per qualche giorno i profumi di questa terra e passare a salutare i miei. Negli ultimi anni, con l’infittirsi degli impegni, è sempre più difficile tornare e fermarsi per un po’. Così ogni occasione diventa preziosa.
Sono cinque i ragazzi che accompagno, tre di loro li alleno da diverse stagioni e gli altri due sono amici e compagni di allenamento.
Il mio ruolo quì è quello di supportarli e mettermi al loro servizio, per far si che questa esperienza possa rappresentare per loro una bella occasione per gareggiare in un luogo magico e al contempo provare a centrare una buona prestazione.
L’Argentina è una terra indocile e difficile da addomesticare per un triathleta, ma questo è il suo principale fascino. Puoi provare ad interpretarla, studiarla, anticiparla; ma difficilmente si farà interpretare e saprà comunque coglierti di sorpresa.
Gareggiare quì è tutt’altro che semplice. La natura in questo angolo di mondo esprime la propria forza in ogni propria manifestazione. Con tutta probabilità la gara sarà sferzata dal vento da nord e si dovrà essere molto oculati e forti nella gestione della frazione ciclistica.
Il vento può cambiare radicalmente le sorti di una gara, proprio perché esistono corridori più adatti di altri a non subirne gli attacchi. Se nel nuoto sono i nuotatori più puri a trarre vantaggio da un forte moto ondoso, nella frazione di ciclismo tanto fanno l’esperienza, la destrezza e qualche importante dettaglio.
Partiamo dall’allestimento della bici. E’ abbastanza lapalissiano, ma è ovvio che ruote con profilo alto è meglio evitarle. State però attenti anche alle ruote con i raggi aerodinamici, seppur a profilo basso; in movimento finiscono con il darvi lo stesso disagio di un alto profilo.
Quanto alla posizione in sella. Bisogna fare massima attenzione all’aerodinamica, chiudendosi il più possibile sulla bici in prolunga e tenendo stretti i gomiti. La reazione più comune per un ciclista non abituato a queste condizioni, è quella di buttare giù un dente e spingere un rapporto un po’ più duro. In realtà bisogna fare esattamente l’opposto e cercare un ritmo di pedalata più frequente a rpm più elevate.
Da un punto di vista muscolare, non solo i bicipiti femorali saranno più ingaggiati, ma anche la muscolatura del core sarà molto più stressata per mantenere la corretta stabilità e un assetto ben centrato in sella, soprattutto in caso di folate laterali. Vi stupirete nel percepire che anche gli adduttori saranno costretti ad un lavoro più intenso, insieme ai lombari.
Anche la reazione psicologica va monitorata attentamente. La lotta contro il vento è comunque sempre una piccola battaglia in più nel mezzo della guerra di una gara dura come l’Ironman. Se affrontate questa situazione con una mentalità arrendevole e patendo la condizione, difficilmente ne uscirete vincitori.
Non vi basterà quindi essere solo tolleranti nei confronti del disagio; dovrete essere aggressivi ed estremamente combattivi per non patire. Insomma, la mentalità vincente premia sempre….soprattutto in Argentina…